«La prima visita ortottica entro il primo anno di vita. Ecco come si fa»

«La prima visita ortottica entro il primo anno di vita. Ecco come si fa»

Le competenze dell’ortottista, parla l’esperto: «Oltre a lavorare su prescrizione medica per l’esecuzione di tutti i test diagnostici strumentali in oculistica, l’ortottista tratta i disturbi motori e sensoriali della visione, valuta gli strabismi con successivi trattamenti.

di Isabella Faggiano

«Tutti dovrebbero sottoporsi ad una prima visita ortottica, insieme a quella oculistica, entro il primo anno di vita». È questo il consiglio di Marco Montes, ortottista, vice presidente AIOrAO, l’Associazione Italiana Ortottisti Assistenti in Oftalmologia. Ma in che cosa consiste una valutazione ortottica? Per scoprirlo abbiamo seguito il dottor Montes all’interno del suo studio e lo abbiamo guardato all’opera.

Prima ancora di aprire i cassetti delle lenti, per valutare l’acutezza visiva, o adoperare strumenti più o meno sofisticati, per accertare la presenza di eventuali disturbi o patologie, Marco Montes osserva il suo piccolo paziente e cerca la complicità della sua mamma o del suo papà. «La prima cosa che faccio, al momento dell’accoglienza del piccolo paziente – dice l’ortottista – è osservare come il bambino si comporta, si muove e si orienta all’interno della stanza. Poi, darò alcune istruzioni ai genitori: il loro contribuito è fondamentale affinché il bimbo partecipi senza esitazioni alla visita, quasi come fosse un gioco».

Quando gli animi saranno sufficientemente distesi e il bambino pronto a fare la sua parte, si passerà alla pratica con i test di valutazione. «La prima manovra che solitamente si effettua, chiamata schiascopia – spiega Montes – ci permette di capire se il bambino è affetto da un vizio refrattivo. Ad esempio, in presenza di un riflesso luminoso asimmetrico tra i due occhi sarà possibile sospettare un difetto ambliopizzante, cioè di un’alterazione refrattiva che può portare all’ambliopia».

Il test numero due è una di quelle valutazioni a cui tutti, nessuno escluso, si sono sottoposti almeno una volta nella vita. Non prevede l’uso né di strumentazioni sofisticate, né di tecnologie di ultima generazione: sono necessari uno schermo luminoso dove compaiono lettere dell’alfabeto o figure di diverse dimensioni e lenti correttive. «L’acutezza visiva può essere valutata anche in quei bambini che ancora non conoscono le lettere dell’alfabeto tramite un metodo di associazione. Al piccolo – aggiunge l’esperto – già tra il secondo e il terzo anno di vita sarà chiesto di indicare su un foglio con delle lettere stampate che avrà tra le mani le stesse lettere che vedrà comparire sul monitor».

Il terzo test richiede l’impiego di un prisma: «Attraverso il suo utilizzo è possibile spostare la posizione dell’immagine riflessa sull’occhio. Se il bambino non mostra alcun riflesso – commenta Montes – è possibile sospettare un’alterazione visiva. Queste prime tre valutazioni ci daranno un quadro preliminare della condizione del bambino». A seconda delle conclusioni raggiunte si deciderà la programmazione dei test successivi: «Se sospettiamo la presenza di una deviazione strabica manifesta non andremmo ad indagare la presenza di sensorialità binoculare, perché già sappiamo che il bambino non può avere un senso stereoscopico normale. Se invece – aggiunge l’ortottista – è presente un difetto di vista, andremo prima a correggerlo e poi sottoporremo il paziente alla valutazione sensoriale, altrimenti i dati sarebbero falsati dalla condizione refrattiva».

Successivamente sarà possibile valutare la visione tridimensionale attraverso il test stereoscopico: «Si utilizzano delle immagini polarizzate e il bambino, per poterle visionare, dovrà indossare un occhiale ugualmente polarizzato. Se il piccolo paziente – dice lo specialista – vedrà un’immagine (il dottor Montes durante la sua visita ha mostrato una farfalla) che esce fuori dal piano, allora il test non avrà riscontrato difetti. Ancora, attraverso la manovra di cover test alternato si mette in evidenza la possibile presenza di una deviazione. Questi test costituiscono solo una parte della valutazione ortottica può essere ancora più complessa se risultano presenti delle alterazioni».

Ma le competenze dell’ortottista non si limitano alla diagnosi: «Oltre a lavorare su prescrizione medica per l’esecuzione di tutti i test diagnostici strumentali in oculistica, l’ortottista tratta i disturbi motori e sensoriali della visione, valuta gli strabismi con successivi trattamenti, che possono prevedere sia l’uso di correzioni ottiche compreso il prisma che sedute di esercizi, sia affiancare il medico oculista per il trattamento chirurgico».

Dall’esito di tutti i test di valutazione eseguiti dipenderà anche la programmazione delle visite successive: «Se il bambino mostra delle alterazioni a carico del sistema visivo, l’ortottista condividerà con l’oculista il piano di trattamento più opportuno. In assenza di alterazioni è opportuno che i bambini vengano seguiti periodicamente soprattutto nei primi sei anni di vita con delle cadenze che verranno stabilite in base al rischio di sviluppare eventuali disturbi. In età più avanzata, invece – conclude l’ortottista – l’oculista determinerà, in presenza di familiarità per determinati disturbi o la condizione oculare presentata al momento della visita, il calendario dei successivi controlli».

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